Acquistare cose con un senso. Vendere cose con un senso. Pensierini di fine anno seduto su un divano nuovo.
Mi sono comperato un divano.
Da un imprenditore che conosco, con cui ho condiviso molte riunioni, riflessioni, telefonate, progetti, momenti, valutazioni.
Conosco quel che c’è dietro questo divano. Più volte ho stretto le mani di coloro che li fanno.
Ci lavoro, da anni. Un po’ delle cose che fanno, le penso insieme a loro.
Per me l’acquisto di questo divano ha un senso.
Un senso dato dalla conoscenza reciproca, dalle informazioni che posso apprendere in rete, dal dialogo (reale) che l’azienda porta avanti.
Capisco il valore, comprendo le ragioni del prezzo. Condivido – perfino – alcune scelte specifiche, vicine alla mia sensibilità.
Tutto questo dà senso al mio acquisto, mi fa stare bene.
Ma non scrivo questo post per fare pubblicità gratuita a un mio cliente, Berto di Meda.
Lo scrivo perché sono stufo di comprare roba che non ha un senso vero, le cui marche sono intercambiabili, che non riescono a costruire per me uno straccio di valore, che non sia un quarto di centesimo in meno sugli SMS per l’Azerbaijan e simili.
Semplifico?
Forse, ma è la mia vita, sono i miei soldi. Semplificare le scelte d’ acquisto fa parte dei miei programmi.
Forse non è nemmeno giusto parlare di “Semplificare”, perché per una cosa sensata sono disposto anche a complicarmi la vita.
Esatto: la parola chiave è “Senso”.
Cari brand, cari comunicatori, caro mercato: quello che voglio da voi è: prodotti con un senso. E buon Natale.