Il mio libro, grazie all’editore Alpha Test, si può ancora acquistare con il 20% di sconto. La promozione doveva finire a marzo ma – su mia richiesta – è stato deciso di continuare. Per avere un codice sconto per favore scrivetemi.
Read MoreIl copywriter che è in me ha cercato di divertirsi un pochino parlando di marketing dell’ascolto.
Ancora grazie ai pochi-ma-buoni che hanno partecipato alla discussione di ieri sera al Malacarne di Verona, rendendo speciale la serata con la loro energia e voglia di confrontarsi.
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Read MoreBy Andrea Gori/Da Burde, chi altri! Grazie Andrea, questa foto è un regalo bellissimo per me. (A proposito del libro: prossime presentazioni: Milano 3 marzo, Udine 26 marzo, vediamoci!)
Read MoreInvertising – titolo davvero bello (il copywriting non è acqua, signori) – è il libro di Paolo Iabichino, che di mestiere fa il direttore creativo della filiale italiana di una delle più grandi agenzie di pubblicità del mondo.
Parla della comunicazione pubblicitaria nell’era dei social network e della rete partecipata.
Un tema coraggioso e stimolante, per chi sta assistendo allo straordinario passaggio della comunicazione d’impresa dall’evo pubblicitario – monodirezionale, stolido e impositivo – alla dimensione liquida e iperevolutiva della rete e dei suoi nuovi linguaggi (tema che ho provato a svolgere anch’io).
Si tratta di un passaggio tutt’altro che semplice.
Sono curioso di capire cosa ne pensa uno che – se non ho capito male – prende lo stipendio da chi fondamentalmente commissiona spot in prime time… (E dai Paolo non te la prendere, o non usa più prendersi in giro tra colleghi? In ogni caso ti sto mandando il mio Un etto di marketing, libro ideale da fare a fettine… 😉
Passando a How to Communicate the American Way, si tratta di una chicca, di quelle che difficilmente scopri, e io l’ho scoperta, pensa un po’, nel mio ufficio.
E’ infatti un libro che è arrivato insieme all’autrice, Elisabetta Ghisini, per un seminario di “communication skills” tenuto al Cowo e rivolto – nientepopodimenoche – alle giovani imprese italiane che cercano venture capital negli Stati Uniti.
Lo so che detta così sembra una telenovela da tv aziendale, invece son stati due giorni tostissimi in cui l’Elisabetta (milanese trapiantata a San Francisco, dove è consulente di comunicazione interculturale) ha rivoltato come calzini una dozzina di baldanzosi startuppers nostrani, di Mind the Bridge e non solo.
Insomma, due bei libri mi attendono sul comodino… 🙂
Read MoreOttime notizie sul fronte del libro: abbiamo visto le prime copie campione (come vedete nella foto, io e Angelo siamo stati i primi a metterci le mani).
Queste prime 5 copie di Un etto di marketing – mi ha spiegato l’editore – sono i primissimi pezzi che vengono esaminati per controllare che non vi siamo errori grossolani. A me è sembrato il libro più bello mai stampato, altro che errori! Ora quindi partono le stampe vere e proprie, mentre questi libri sono stati regalati ai coworker Cowo (lo dico sempre che il coworking ha i suoi vantaggi).
Altre belle notizie:
- il prezzo è più basso del previsto: Euro 14,50 anziché 15;
- mi è già arrivato il codice sconto del 20%, da distribuire a chiunque ne faccia richiesta;
- sono quasi certo che ci sarà un bell’evento di presentazione, a Milano verso il 18-20 (stay tuned);
- sul sito dell’editore, Alpha Test, il libro è comparso tra i “prossimi arrivi“, e c’è anche un pulsante che permette di essere avvisati automaticamente appena sarà disponibile.
L’appuntamento con l’Osservatorio Multicanalità è un piccolo-grande rito della marketing community. Scrivo questo post mentre mi misuro la febbre, quindi non sono certo di poterci essere, ma un Monkey ci sarà sicuramente.
Segnalo anche che ci sarà uno streaming live, e che il twitter hashtag è #multicanalità09.
(E se vi sentite ispirati e volete contribuire alla creazione del linguaggio multicanale lanciatevi sul wiki dedicato a “Le parole del nuovo consumatore”!).
Read MoreLa pubblicazione quotidiana della pagina in anteprima di Un etto di marketing
prosegue.
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E PERCHE’ DIAVOLO LA MIA AZIENDA DOVREBBE CREARE UNA COMMUNITY?
Perché non dovresti cercare di individuare un gruppo di persone che fa il tifo per la tua azienda?
Avere una community è questo, e mantenerla significa accettare la possibilità di scambio alla pari che questa situazione comporta.
Non dimenticare che le persone desiderano comunicare con le aziende, e sono disposte a premiare con la loro attenzione e preferenza i marchi che accettano di essere presenti a uno scambio paritario, diretto e trasparente.
Infine, chi accetta la logica del web, ne accetta implicitamente le regole di condivisione e apertura che lo caratterizzano, e l’aggregazione spontanea è parte di questo: non si può evitare né tantomeno controllare.
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“Un etto di marketing (è un etto e mezzo, lascio)?” di Massimo Carraro, ed. Alpha Test, sarà in libreria a fine gennaio 2010. Per avere un codice sconto del 20% senza obbligo di acquisto basta una mail.
Read MoreCome promesso, continuo con la pubblicazione di una pagina di Un etto di marketing
al giorno, fino alla data della sua pubblicazione.
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PERCHE’. MOTIVI E RAGIONI PER ASCOLTARE LA PROPRIA BASE DI UTENTI.
Perché un’azienda dovrebbe imbarcarsi in un approccio che presuppone un investimento certo (anche se limitato) a fronte di un risultato incerto, non misurabile (almeno non con le metriche in uso) e non reversibile (vedi il paragrafo “permanenza delle conversazioni in rete”)?
E’ sicuramente una buona domanda, che rimanda direttamente alla visione del mercato e del business che ha l’azienda stessa.
Una prima risposta pragmatica, potrebbe essere “perché questo è quello che sta avvenendo, con te o senza di te”.
Probabilmente il motivo principale per cui molte aziende intraprendono la strada dell’ascolto è questo, che preso così non è nemmeno l’ideale, in quanto imposta la visione su un atteggiamento residuale “faccio così perché non ho alternativa”, ma direi che è l’ultimo dei problemi, perché in genere si tratta di percorsi graduali, anche di consapevolezza.
Un’altra risposta possibile, non meno pragmatica della prima, può essere “perché i media tradizionali sono troppo cari” (come dichiarato da Minoli della Ducati all’inizio dell’esperienza di community di Ducati).
Anche qui, si vede solo una parte del problema, perché – esattamente come non basta comprare uno spazio televisivo per creare attenzione, non è detto che aprirsi alle conversazioni in rete, senza gli approcci corretti, porti a buoni risultati.
Andando avanti con le risposte, si potrebbe anche citare: “Perché l’innovazione di marketing non può prescindere dal fenomeno di comunicazione che ha travolto il mondo, internet. (Si capirà come questa risposta è quella che preferisco fra le tre).
Proseguendo il gioco, potrei citare “Perché lo fanno i miei concorrenti”, “Perché ho bisogno di sapere cosa si pensa dei miei prodotti”, “Perché mi servono dei modi agili, flessibili e tempestivi per trasmettere informazioni”, “Perché non posso permettermi un ufficio stampa”, “Perché mi incuriosisce”, “Perché voglio favorire una maggior partecipazione all’interno dell’azienda”, “Perché sono i canali di comunicazione dei giovani”…
Ci tengo a dire che, a mio parere, nessuna risposta è sbagliata a priori.
Di sbagliato ci può essere solo il modo in cui si applica, e lì è importante attenersi a qualche piccola regola, tutt’altro che difficile.
Poi, come ogni esperienza di relazione umana, la propria risposta si costruisce facendo.
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“Un etto di marketing (è un etto e mezzo, lascio)?” di Massimo Carraro, ed. Alpha Test, sarà in libreria a fine gennaio 2010. Per avere un codice sconto del 20% senza obbligo di acquisto basta una mail.
Read MoreVerso la fine della correzione bozze di Un etto di marketing, alla casa editrice mi suggeriscono di fare un indice analitico.
Dicono che denota la qualità di un libro. Pensandoci, secondo me denota anche… la qualità della casa editrice (grazie, Alpha Test!).
(Evidenzio le voci già pubblicate).
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