— oh my marketing!

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Scrivere

Non proprio in senso assoluto, diciamo online.
(Periodica revisione dell’attività in rete del sottoscritto, con automatica presentazione a chi non lo conosce tanto. Portate pazienza, o lettori abituali, domani posto qualcosa di meglio, promesso!).

Ultimo nato è il coworking milanese. Si chiama cowo, è bellissimo e dà molta soddisfazione ai suoi genitori Laura e Max.
Qui video e tutto il resto.

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Poi c’è Aziende con le Orecchie, la directory che tutte le settimane aggiunge almeno una azienda italiana attiva nel marketing dell’ascolto. Siamo a quota 71, e fatico a star dietro alle nuove inziative.
Il bollino qui sotto è per coloro che apprezzano l’iniziativa e aiutano a diffonderla sul proprio sito (così).

Per i corporate bloggers italiani che vogliono contarsi/guardarsi c’è questo wiki. Al momento sono siamo 25.

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Ma la madre di tutte le battaglie è lei, l’agenzia di comunicazione che abbiamo fondato anni fa, e rifondato l’anno scorso.
Ufficialmente facciamo pubblicità, ma la nostra vera attività e regalare adesivi, t-shirt, ebooks e… giocare alla community.

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Grazie a voi che, in uno o più di questi mondi, ci fate compagnia, non solo online. E se riunissimo tutto in una cosa sola?

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Da una delle mie aziende preferite (cliente Monkey).

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Fresco di stampa, arriverà presto sul mio comodino.

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Ho scritto un post sul blog d’agenzia dove chiedo (anzi: mi chiedo) se la creatività pubblicitaria sia sempre la stessa, se il suo valore sia rimasto invariato, se i criteri per giudicarla siano sempre impatto, originalità ecc.

Il post in questione è nato pensando al lavoro delle giurie Adci, che in questi giorni stanno scremando le short list per i premi da conferire alla miglior conmunicazione pubblicitaria del 2007.

Ma in realtà, la domanda di cui sopra non riguarda i giurati (se sono lì a far le giurie, e il materiale da giudicare sono campagne, come dovranno mai giudicarle, se non con i criteri che da sempre guidano le classifiche della creatività pubblicitaria: impatto, originalità, ecc).

No, la questione riguarda qualcosa di più ampio, diciamo pure – spariamola grossa – il senso di questo lavoro che siamo abituati a chiamare creativo. E di conseguenza il suo valore. E di conseguenza il nostro posto sul mercato.

Insomma: se contiamo qualcosa oppure no.

In assoluto, il valore della creatività – intendiamoci – continua a valere più del greggio.

Quello che mi lascia un po’ perplesso è il fatto che l’Adci (ma credo anche Cannes, e tutti quelli che fanno premi alla creatività) sembrano non rendersi ancora conto che l’impatto di uno spot, oggi, non serve più a niente se quel prodotto, quella marca non si dimostrano degni di reputazione, alla prova della segnalazione tra utenti, della raccomandazione via internet, del passaparola (possibile che quei 50 milioni di consumatori che cliccano su Amazon ogni mese non riescano a insegnarci nulla?).

[Ok, possiamo anche fregarcene, ma fra 5 anni? Cosa ce ne faremo dei nostri coni, se non saremo in grado di “entrare” nella considerazione *un po’ meno art-copy-oriented* di chi saprà pensare più in grande, e quindi non iscriverà il suo lavoro al nostro premio? Su questo aspetto di marketing per il club tornerei dopo].

L’integrità, la reputazione, la trasparenza sono ora facilmente riscontrabili, e la gente riscontra, eccome se riscontra.

Perché non valutiamo la creatività di questi approcci, invece che continuare a stilare classifiche sulla base di chi è più bravo a scrivere un titolo, o a girare uno spot?

Per carità, tutta la mia ammirazione (nonché invidia) ai maestri del mestiere, ma… davvero contano ancora così tanto, ancora sempre e solo quegli skills?

Perché non ci inventiamo dei premi per chi riesce a far parlare di sè, ad esempio, facendo seguire i suoi atti di comunicazione a relazioni profittevoli e magari stupefacenti con il suo mercato?

Oppure chi riesce, a costi bassi, ad avviare conversazioni fruttuose?

Oppure chi si inventa una strategia mai attuata prima?

Perché l’Adci non dà un premio al blog Ducati, un brand che ha preso una strada diversa dall’advertising (anche) per mancanza di budget pubblicitario adeguato (citato in “Marketing non convenzionale” ed. Sole 24 Ore), e ha finito per creare un caso-scuola di marketing dell’ascolto?
Non è creatività questa?
O siamo noi “creativi” a non esserlo abbastanza da capirlo?

Io credo che dovremmo sforzarci, e aprire il nostro club a qualcosa di più, di diverso.

Un anno fa ho scritto un post intitolato “Adci 2.0?” in cui dicevo delle cose su questi argomenti.

L’ho riletto e ho capito di pensarla ancora esattamente così. Non è il massimo citare se stessi, ma questa volta me lo concedo:

La mia modesta opinione su ciò che il club dovrebbe fare come priorità assoluta:

Intercettare il lavoro migliore ovunque sia, soprattutto dove non siamo abituati a guardare.

Obiettivo: tornare ad essere il riferimento centrale della creatività in comunicazione.

Anche perché, ritornando un attimo a quei bravi cristi di giurati e al materiali che si ritrovano sui tavoli, io credo davvero che l’Adci rischi di non avere più niente di interessante da giudicare, se quelli che l’innovazione la fanno sul serio, a colpi di strategie geniali, intuizioni sistemiche, atteggiamenti rivoluzionari (e ci sono, in Italia) non riconosceranno al nostro club l’autorevolezza e la competenza per giudicarli…

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Sono stato invitato a partecipare a E-mail Power 2008 in qualità di copywriter. Appuntamento martedì 13 alle 15.45: “e-mail clinic” (ma ci sono relazioni per tutta la giornata).

Ingresso gratuito previa registrazione.

(Grazie Roberto per il gradito invito!).

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L’altra sera ho avuto l’onore di partecipare al Creative Social italiano.

La serata era dedicata al tema “Come integrare comunicazione tradizionale e digitale?” e qualcuno (Nicola Rovetta) aveva anche preparato una presentazione, che è stata interrotta a causa di interventi sopraggiunti dopo, da parte di Arturo Massari e Giorgio Natale.

Un po’ perché ero nuovo (il primo incontro me lo sono perso), un po’ perché forse il gruppo deve ancora rodarsi, a mio parere la serata è stata utile più per conoscersi/riconoscersi che per un effettivo svolgimento del tema sul tavolo sullo schermo.

Comunque, qualcuno mi ha gentilmente illustrato il senso e la direzione che il tutto dovrebbe prendere: un gruppo indipendente di professonisti che si impegnano a diffondere le ragioni della creatività digitale, anche con progetti concreti che vanno dalla campagna di comunicazione alla divulgazione nelle scuole.

Come non essere d’accordo? Vediamo se la prossima volta Rovetta ci fa vedere il resto delle slides. Appuntamento a breve chez Maurizio Sala.

[Ma quei 3-4 ventenni che non hanno mai aperto bocca? Attenzione: solo loro possono salvarci ;-)]

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Prima quello utile: andate subito sul blog Adci che ci sono ben sei posizioni aperte in RMG connect.

Poi i consigli di Lele Panzeri agli adorabili giovinazzi, come li chiama lui, tratti dal suo libro C’ero una volta.

Ne riporto qui qualche riga, l’intero brano si può leggere qui, oltre che nel libro.

Cosa farei io, se avessi vent’anni e avessi il pepe al culo?
Forse farei qualcos’altro.

(…)

Se avessi vent’anni e il pepe al culo, cercherei altri due come me, affitterei un trilocale più servizi, metterei il nome sulla porta e comincerei a cercare clienti e idee.
Ecco cosa farei.
I clienti sono più affamati di idee nuove e fresche che non i direttori creativi in carica nei posti strategici.
Difficile?
Mai come entrare in un’agenzia e anche mai come, una volta miracolosamente entrati, farsi ascoltare da quelli davanti nella fila.

Il Lele, già presidente Adci, è anche corporate blogger per Cazzificio Moretti .

[I “consigli inutili per giovani creativi” sono una serie (inutile) iniziata qui, continuata qui e poi qui e qui e qui e anche qui].

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Anni fa, certi dicevano:

Non fidatevi di nessuno sopra i 30 anni.

Secondo me adesso si potrebbe dire:

Non fidatevi di nessuno che non tenga un blog.

Un po’ radicale, ora come allora, però rende l’idea di una maggior affidabilità di coloro che accettano la sfida trasparente e aperta di parlare con gli altri.

Vale per persone, organizzazioni, politici, aziende, associazioni, agenzie di pubblicità, manager, candidati alla presidenza, creativi, junior, senior, guru… tutti, insomma.

Questo senza discriminare chi non ha un blog perché non gli viene bene, intendiamoci… però diciamo che averlo aggiunge un che di positivo che non guasta, almeno secondo me.

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E’ da un po’ che ho voglia di farlo. Stasera, complice un cervello in pappa, lo faccio: un post con le keywords di chi è arrivato sul blog, prese dal pannello statistiche proprio così come sono, in fila (io metto solo la punteggiatura). Vado.

The marketing project milano, italia depressa, cercasi copywriter.

Cerchiamo project manager, video virale coca cola, noleggiare una smart bianca.

Oh my got pubblicità!

Blog marketing pr advertising comunicazi… cosa fa un copywriter?

Biglietto diventa spugna.

Sono commosso. If code is poetry, blogstats can be dadaism, o no?

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Trovo su Adci (che ha appena rinnovato presidente e consiglio) e copio-incollo:

1.
Stage: web marketing assistant.

Azienda leader nel settore assicurativo-finanziario cerca uno stagista (retribuito) con prospettive di integrazione, per le funzioni di web marketing/pr.

Contattare blog@adci.it.

2.
Junior content manager.

Società leader in Italia nel mercato immobiliare/finanziario cerca un content manager per gestione contenuti sito, intranet, comunicazione interna. Contratti di assunzione a tempo determinato, sede di lavoro Milano.

Contattare blog@adci.it.

3.
Arc wants you: cercasi due web designer.

Vuoi venire a lavorare con il Team che ha realizzato 500 wants you in un centro d’eccellenza per il digitale unico in Europa? Cerchiamo 2 webdesigner giovani e con voglia di esprimersi.

A seguire due profili, se ti riconosci, scrivi a matteo.righi@arcww.leoburnett.it per un appuntamento.

Junior Web Designer fresco, dal tratto pungente, attento ai trend, anticonvenzionale, che non abbia paura di confrontarsi sia con il pensiero creativo sia con il design, con web site di brand e prodotti di livello internazionale. Sono necessarie la capacità di lavorare autonomamente all’interno di un gruppo, voglia di crescere rapidamente, idee creative e passione per vederle realizzate. Gusto per l’art direction, il lettering, le immagini. Necessaria padronanza di Flash, Illustrator, Photoshop, Office, la conoscenza della lingua inglese e dei principali social network.

Junior Web Designer solare, poetico, social oriented. Amante delle trame e dei materiali naturali, raffinata, che non abbia paura di confrontarsi sia con il pensiero creativo sia con il design, con community e portali di brand e prodotti di livello internazionale. Sono necessarie la capacità di lavorare autonomamente all’interno di un gruppo, voglia di crescere rapidamente, idee creative e passione per vederle realizzate. Gusto per l’art direction, il lettering, le immagini. Necessaria padronanza di Flash, Illustrator, Photoshop, Office, la conoscenza della lingua inglese e dei principali social network.

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