Ma è sufficiente un blog aziendale?
Ma è sufficiente un blog aziendale per evolvere il proprio marketing?
Questa la domanda che mi girava in testa nei giorni in cui qualcuno
mi ha gentilmente invitato ad andare a sentire la presentazione dei risultati della ricerca di Enterprise 2.0 (che sarebbe l’osservatorio del Politecnico sugli strumenti partecipativi all’interno dell’azienda, come blog interni, wiki, piattaforme condivise, forum aziendali, virtual workspaces ecc).
E in un certo senso mi si è parata davanti la risposta (che è no).
(Un po’ me l’aspettavo, nella mia testolina, che non bastasse aprire un account su WordPress.com per far diventare l’azienda la più tosta del mondo e cavalcare la coda lunga dietro a Jeff Bezos, ma, come dire… molte tessere del ragionamento mancavano all’appello).
Grazie all’eccellente lavoro svolto dal team di Mariano Corso e Stefano Mainetti mi è parso di realizzare cosa c’è dietro, o se preferite, cosa viene prima, di quel famoso momento “gimme a blog!” su WordPress (o altrove).
C’è dietro un modo diverso di concepire l’azienda.
Paroloni.
Ma mi sa che è vero.
Altrimenti, se non concepisci un’azienda diversa, come puoi accettare che
“i dipendenti non distinguono più tra risorse interne ed esterne”?
o che
“le persone devono potersi portare in azienda le proprie reti sociali”?
o, ancora, che
“va garantita a tutti la possibilità di configurare il proprio ambiente di lavoro in assoluta libertà”?
Allora, solo allora, il blog aziendale prende senso, perché forse l’azienda farà percepire fuori, grazie a quella forma osmotica di comunicazione che è il blog, i valori che crescono e si sviluppano dentro.
Con questo non voglio dire che un blog aziendale non può essere un bel punto di partenza, ma se non lo si prende per quello che è, cioè la straordinaria occasione di ripensare l’azienda (anche per gradi, un po’ alla volta, strada facendo…) beh, forse il sito-vetrina del’88 in fondo va bene lo stesso 🙂
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[NOTA – Le tre frasi virgolettate qui sopra sono riprese dai “bisogni emergenti dell’enterprise 2.0” presentate nel convegno, che riporto:
1. social network (desidero relazionarmi con gli altri, sia dentro sia fuori l’azienda, per mantenermi aggiornato e professionalmente valido)
2. conoscenza in rete (la mia preparazione passa anche da strumenti condivisi in rete)
3. collaborazione emergente (devo poter collaborare sempre, comunque e immediatamente, con sistemi che vanno dalla chat all’instant messaging, dall’agenda condivisa al co-editing di documenti di lavoro)
4. appartenenza aperta (il mio sistema di riferimento non è solo l’azienda, ma qualcosa di più grande, che va oltre)
5. riconfigurabilità adattativa (devo essere in grado di poter riconfigurare i processi del mio lavoro in modo flessibile e personalizzato, visto che la tecnologia me lo consente)
6. global mobility (spazi e orari del lavoro sono sempre più flessibili, grazie alle tecnologie abilitanti)].