Pragmatica della comunicazione umana.
Il titolo fa paura, con quel tono di accademia spinta, e invece questo libro è stato per me, anni e anni fa, una lettura piacevole e anche inspiring. Mi torna in mano per caso e sento un piacevole flusso di pensieri riaffacciarsi al cervello stravolto dalla settimana lavorativa milanese.
La prima frase dell’introduzione:
In questo libro ci occupiamo degli effetti comportamentali della comunicazione umana.
(Per un pubblicitario, un invito a nozze…).
Con quella felicissima capacità dei divulgatori di oltreoceano di saperci portare sulle vette della conoscenza parlandoci come tra amici al bar (o quasi), Watzlawick and friends ci servono con grazia le loro perle di studiosi del comportamento umano.
Cito alla rinfusa:
Tutto il comportamento, e non soltanto il discorso, è comunicazione, e tutta la comunicazione – compresi i segni del contesto interpersonale – influenza il comportamento.
Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare.
Le relazioni malate sono caratterizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione, mentre l’aspetto di contenuto diventa sempre meno importante.
Del tutto indipendentemente dal mero scambio di informazione, ci pare che l’uomo debba comunicare con gli altri per avere la consapevolezza di sé.
Autori: Paul Watzlawick, Janet Beavine e Don D. Jackson (ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto). Editore: Astrolabio Ubaldini, 1971.
(Paul Watzlawick, psicologo austriaco immigrato negli USA, ha anche scritto il piacevolissimo America, istruzioni per l’uso, oltre all’indimenticabile – fin dal titolo – Istruzioni per rendersi infelici)