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Tag "corporate blog"

Un’altra pagina del mio libro in progress. (Altre ce ne sono qui e qui). Questa è dedicata ai Blog Aziendali, strumenti curiosi che sembra stiano passando di moda (ma forse solo per chi li ha vissuti come una moda, appunto).

Comunque sia, come dicono alla Lago su FriendFeed, il blog è solo una scusa, un punto di partenza. Ho scritto più o meno questo, nelle righe che seguono.

Come sempre, ogni commento non è solo benvenuto, ma accolto con gratitudine.

Blog

Uno “strumento abilitante”, niente di meno ma neanche niente di più.
Un protagonista del Marketing dell’Ascolto talvolta sopravvalutato e spesso lasciato solo, a ricoprire un ruolo più grande di lui.

Il blog è la “star” del Marketing dell’Ascolto.

Senza la portentosa ondata di blog che ha investito la rete negli ultimi 5 anni (siamo attualmente a 133 milioni), non sarebbe nato un approccio di marketing come quello oggetto di questo libro.

Ma non tutto può essere svolto con un blog e soprattutto non tutto si risolve con un blog.
Semmai, tutto può iniziare con un blog, questo sì.

Questo tipo di sito, le cui caratteristiche distintive  – lo ricordiamo – sono semplicemente due: la possibilità data a chiunque di pubblicare i propri commenti, e l’aggiornamento in ordine cronologico inverso (cioè l’ultimo articolo appare sempre sopra gli altri,  visibile per primo a chi si collega al blog), è il “posto di conversazione” per eccellenza, e come tale è stato giustamente implementato da moltissime persone e molte aziende.

Tuttavia, l’apertura del blog non esaurisce le tematiche del Marketing dell’Ascolto, ma contribusce ad innescarle, come piattaforma che rende possibile un dialogo tra sconosciuti, su un piano di parità.

La signora Maria può finalmente parlare con chi pensa, realizza e vende i prodotti che lei usa ogni giorno.

Rivoluzionario, sicuramente, ma solo a patto che questa conversazione riesca a far instaurare un reale dialogo tra la signora Maria e l’azienda con cui vuole parlare.

In caso contrario, il blog finisce per essere una specie di segreteria telefonica dove lasciare messaggi che non avranno seguito, creando ulteriore disappunto e distanza dalla marca.

Viceversa, il blog seguito, aggiornato e moderato è una vera e propria macchina produttrice di dialogo virtuoso, dove numerosi piccoli miracoli di one-to-one marketing vengono resi possibili, pagando un modesto prezzo economico (e un meno modesto prezzo di tempo/energia, va detto).

I livelli a cui il blog aziendale si rivela un’esperienza utile sono, secondo me, tre:

1. il piano della conversazione;
2. il piano della valorizzazione dei contenuti aziendali;
3. il piano del progressivo ripensamento dell’azienda in termini di marketing evoluto.

A questi aggiungo – lasciandolo volutamente in un rank successivo – un 4° livello, riguardante il lavoro sui motori di ricerca, di cui parliamo in altre pagine.

1.
Il piano della conversazione è il più immediato, e il più elettrizzante sul momento.

Al di là del dispendio di tempo/energie che richiede – che va comunque messo in conto – ricevere un commento sul blog a proposito dell’azienda o del prodotto è un’emozione generalmente positiva per chinque lavori con passione.

Là fuori qualcuno ci ama… o almeno ci parla.

Questo semplice fatto ha un valore straordinario, e non è difficile realizzarlo se pensiamo per un attimo all’incidenza che le nostre aziende e i nostri prodotti hanno sulla vita reale di chi li sceglie, sugli scaffali del supermercato… molto bassa – per usare un eufemismo indolore.

Nessuna, per dirla chiara.

Invece il blog raccoglie, ctalizza, favorisce l’attenzione di chi desidera dialogare con l’azienda.

Non si metterà mai abbastanza enfasi sull’importanza di questo semplice fatto che – come un seme messo in terra – può far crescere un rapporto sano e forte tra prodotto e consumatore, di una pregnanza del tutto impensabile fino ad oggi.

Per questo il piano della conversazione – spesso la molla iniziale, di solito insieme a una sana curiosità – è il pilastro di ogni blog, e come tale va curato e portato avanti con la dovuta attenzione e solerzia.

2.
La valorizzazione del contenuti aziendali è l’indiretta, virtuosissima, conseguenza che deriva da una necessità basilare di ogni blog: quella di essere aggiornato.

Si sa, il buon blog non dorme mai troppo a lungo, e un aggiornamento frequente e regolare è vitale perché riesca a guadagnarsi attenzione e interesse.

Di qui, la tipica domanda a occhi sgranati di chi è deputato a questo lavoro:

“Ma di cosa parleremo?”

Proprio questo è l’inizio della valorizzazione dei propri contenuti.

Se guardata con occhi esterni e soprattutto non distratti da visioni esclusivamente “ROI-oriented”, ogni azienda scopre di avere moltissimi aspetti di cui vale la pena parlare, una narrazione certamente ricca dal punto di vista umano e, perché no, interessante in relazione alla propria sfera di attività.

Certamente interessante per coloro (e quasi tutte le aziende ne hanno, spessissimo a loro insaputa) che costituiscono i fan del marchio o del prodotto.

Questo “sentiero obbligato”, che nasce dall’angosciosa domanda “Di cosa parleremo?” è in realtà lastricato di belle scoperte, che portano l’azienda a dare valore e rilevanza, – per il semplice fatto di raccontarle sul web – a molti aspetti dell’attività, dando umanità, calore e personalità al profilo spesso asettico e anonimo dell’azienda, una volta fatta la tara dei suoi messaggi pubblicitari.

3.
Il terzo “livello di importanza” di un blog aziendale è forse il più interessante, nonché il piu profondo. E’ quello che incoraggia l’azienda verso una diversa visione di sé, meno autoriferita
.

Come Seth Godin ha avuto occasione di dire, uno degli aspetti più importanti del blog aziendale è quello di obbligare se stessi a pensarsi in termini di contenuti rivolti all’esterno, sforzandosi di “tradurre” cio che accade dentro l’azienda in un linguaggio comprensibile al di fuori.

Tale processo fa sì che l’azienda guardi alle proprie cose con occhi diversi, cercando lo sguardo  di chi legge, e non, come sempre, attraverso le visioni a senso unico tipiche dei processi aziendali.

Può sembrare marginale, e invece è centrale.

Un cambiamento di questo tipo può contribuire a spostare la visione di un’azienda da autoriferita a centrata sull’esterno.

A forza di pensarsi con gli occhi degli altri (è questo che fa il blog: nel momento in cui si scrive un post si pensa a chi lo leggerà), finisce per rendersi conto di essere un interlocutore vivo e reale.

Una sensazione per nulla spiacevole, specie se si considera che è esattamente quello che vogliono oggi i consumatori.

Un etto di marketing (è un etto e mezzo, lascio)?” di Massimo Carraro, ed. Alpha Test, sarà in libreria a fine gennaio 2010. Per avere un codice sconto del 20% senza obbligo di acquisto basta una mail.

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Mi sono trovato a valutare dei commenti non pertinenti su alcuni blog aziendali (post sulle banane, commento sulla cucina valdostana).

All’inizio mi sono seccato “guarda che imbranati, non sanno distinguere dove scrivere”…

Poi però ho cambiato idea. Se un consumatore scrive all’azienda, occorre ascoltarlo. Anche se va off-topic.

Dopotutto, è entrato in casa attraversando una soglia aperta, se quando apre bocca sbaglia discorso, beh, è sempre nostro ospite, no?

Ha ragione TSW quando dice:

Ogni conversazione è un bene prezioso.

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Così Richard Binhammer (Dell Inc) all’ad-tech di Chicago di pochi giorni fa, alludendo al fatto che le aziende stanno finalmente partecipando alla conversazione (il dinner party), e non più tentando di propinare temi e argomenti precotti ai loro consumatori.

Nel conciso ma interessante post del blog Technorati che ne dà notizia, si riportano anche i 6 principali drivers della credibilità online per le marche:

1. fiducia
2. autenticità
3. trasparenza
4. autorevolezza (ho tradotto così affirmation… Scoble non dice che è tutto passione e autorevolezza?)
5. ascolto
6. capacità di risposta

Dai, non è difficile essere un’azienda con le orecchie… 😉

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Tempo fa, lavorando su Aziende con le Orecchie (la directory delle aziende italiane attive nel marketing dell’ascolto, cioè corporate blog, user-generated content ecc), mi è venuta l’idea di “fare la conta” dei corporate blogger italiani, per mezzo di un wiki, qui.

Naturalmente ho chiamato il wiki “Gente con le Orecchie”… oggi l’ho riguardato, la lista comprende 28 nomi (oltre al mio).

Un gruppetto simpaticamente eterogeneo dove le multinazionali dell’elettronica figurano insieme alle trattorie 🙂

Ve li presento, in rigoroso ordine di arrivo sul wiki, e invito eventuali altri corporate blogger a segnarsi.

Andrea Gori
blogger per Trattoria da Burde Firenze

Andrea Andreutti
blogger per Samsung Electronics Italia

Giovanni Putignano
blogger per La Compagnia del Cavatappi

Andrea Novaro
blogger per Sibma Navale Italiana

Fabio Zanet
blogger per Nextink

Vincenzo Di Biaggio

blogger per Outletronics

Massimiliano Papadia
blogger per Mhorea Beachwear

Nicola Zago
blogger per Lago

Lorenzo Nicoletti
blogger per Nicoletti

Alessia Germano
blogger per Gruppo Toscano

Antonio Patti
caposala e blogger per Pizzeria Funiculì, Firenze

Andrea Fortunato Toscano
blogger per Gruppo Toscano

Orietta Mascaro, Erica Monesi e Anna Maria Palladino
socie-blogger di Untitled Editori

Fabio Caciagli
blogger per Volo Italia

Andrea Petrucci
web content & community manager per Carnealfuoco Aia

Giordano Adriano
iPins®

Mattia Ballan
blogger per Mizar

Filippo Berto
blogger per Berto Salotti

Sergio Veneziani
blogger per Edelman Italia

Alberto Pastorelli e Massimiliano Ferrari
blogger per Elearnit

Alessandro Delfino
blogger per Enermax Italia

Sara Maternini
blogger per San Lorenzo

Chiara Dondi
blogger per AltraQualità

Walter Giacovelli
LoAd

Cristina Triola
blogger per Europ Assistance Italia

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